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Il viaggio di Claudio Triptherapy da bancario a cittadino del Mondo

Tempo di lettura: 7 minuti
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Ho conosciuto Claudio durante il TTG di Rimini, in occasione della presentazione del suo nuovo libro. La prima cosa che mi ha colpito di lui è stato il suo modo di comunicare e trasmettere ciò che aveva provato durante il suo viaggio.

Un modo semplice, chiaro e diretto.

Claudio durante il suo viaggio ha imparato ad ascoltare in primis se stesso, ma non solo. Viaggiare gli ha permesso di aprirsi alle altre persone, conoscersi a fondo e cambiare il suo approccio su alcuni aspetti della vita.

Claudio nella bio del tuo blog ti definisci” bancario per caso, viaggiatore per passione”, che cosa ti ha spinto a lasciare un lavoro “sicuro” per partire per il tuo viaggio del mondo senza aerei?

Tutto è nato perché ho capito che non ero felice di quello che stavo vivendo. Mi sono reso conto che stavo vivendo aspettative non mie, in funzione di quello che pensavano gli altri.

Non avevo una compagna e quindi staccarsi è stato molto più semplice rispetto a chi magari vorrebbe farlo ma ha famiglia.

Ho capito che viaggiare era la cosa che mi rendeva più felice in assoluto, mi sentivo una persona migliore verso di me e verso gli altri, a dispetto di quando ero a casa nella mia solita routine.

Ho iniziato così a valutare l’ipotesi di provare a realizzare il mio più grande sogno, che era di fare il giro del Mondo senza aerei o comunque di vivere viaggiando.

Tanti possono pensare “è lavorava in banca chissà quanti soldi aveva” e invece non è così. Ho investito la mia liquidazione, e ho deciso di partire con 15€ al giorno, ma io 15€ al giorno non li avevo affatto.

Cosa era cambiato dentro di te al ritorno del tuo giro del mondo?

mmm dentro di me in realtà poco, nel senso che ho acquisito maggiore consapevolezza ed equilibrio ma non è cambiato il modo di vedere le cose

Resta maggiore consapevolezza, maggiore equilibrio. Diciamo che può essere cambiato il mio approccio alla morte, quello si.

Che cosa intendi per “è cambiato il mio approccio alla morte?”

Durante il mio viaggio ho avuto in terribile lutto. L’esperienza in Nepal o India, paesi con una forte cultura buddista e induista mi hanno portato a vedere la morte come un vero e proprio passaggio ed è quella che glorifica la vita.

Ora non è che non sto male se muore qualcuno a me vicino, ma ho imparato ad affrontare la morte in maniera diversa.

Hai deciso di fare il cammino di Santiago in solitaria, e in silenzio ( avevi soltanto un cartello scritto in 5 lingue).

Come mai la scelta di farlo solo? durante il viaggio hai mai sentito la necessita di avere qualcuno accanto?

Fortunatamente con il lavoro che faccio, che comprende anche i viaggi di gruppo, ( Claudio per chi non lo sapesse, 1 anno fà ha creato la società SiVola, https://www.sivola.it/insieme ad altri 5 blogger e video-maker, organizzano viaggi di gruppo in giro per il Mondo), viaggio spesso con altre persone ritrovandomi a viaggiare con gruppi di 10-11 persone.

Mi piace, e ho bisogno ogni tanto, di fare questi viaggi in solitaria dove sono solo io l’artefice del mio destino.

Il cammino di Santiago è stato fatto in silenzio non per “escludere”, ma bensì per includere, perché io mi sono posto all’ascolto. Per me era era quindi giusto farlo solitaria.

Avevo voglia e bisogno di ascoltarmi e ascoltare gli altri.

Qui trovi il link del libro sul cammino di Santiago https://www.amazon.it/gp/product/8820067188/ref=as_li_tl?ie=UTF8&camp=3414&creative=21718&creativeASIN=8820067188&linkCode=as2&tag=invaligiacona-21&linkId=1576479a2d9b9d0f77d15971f6acbf33

Poi ovvio, c’è stata una parte del cammino in cui ho incontrato altri pellegrini. Che poi sono diventati una parte costante del mio cammino ed è stato piacevolissimo, una cosa non cercata, non voluta, ma ben accetta.

Quale è stato l’insegnamento più grande che hai appreso durante i tuoi viaggi?

L’ascolto. Devi sempre indagare a fondo su quali sono i tuoi più reconditi desideri e passioni.

Nella vita di tutti i giorni, le routine ti portano a vivere con il pilota automatico. Tendi a non dare importanza agli incontri, alle persone e ai segnali che l’universo ti manda.

Durante il viaggio invece riesci più facilmente a ricordati il come, il quando e inizi ad unire i puntini.

Cosa che fai con più difficoltà nel quotidiano, dove le giornate sono tutte uguali. Questa è la differenza sostanziale, però alla base c’è l’ascolto di se stessi.

Per me il viaggio è stato la “mia terapia”, ma per non tutti è la solita cosa.

Quali sono i consigli che daresti a chi vorrebbe fare una scelta come la tua ma si sente frenato dalla società, dal dover lasciare le sicurezze etc?

Io penso che si dovrebbe sempre partire “liberi”. Liberi da pensieri, dubbi, perché si pensa di partire per scappare, ma poi in qualche modo i problemi ti raggiungono sempre.

Quindi assolutamente la prima cosa è importante chiarirsi bene le idee e non lasciare nulla al caso.

Perché solo con una mente libera puoi riuscire a prendere tutto quello che l’esperienza del viaggio riesce a dare.

Quale paese consiglieresti per iniziare questo viaggio?

Sono molto legato all’Australia e Sydney è una città che ha abitudini non troppo differenti dalle nostre.

Per iniziare, per fare anche un esperienza di lavoro, consiglieri di partire proprio da li.

Per il viaggio in se stesso il SudEst Asiatico e nello specifico la Thailandia. Se si vuole fare l’esperienza di “viaggio zaino in spalla” quella è una meta adatta.

Ti immergi in una cultura totalmente diversa dalla nostra, ma ti permette di fare esperienze in totale sicurezza.

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Questo non significa che è il paese migliore, però per iniziare non andrei in INDIA O AFRICA, che sono ovviamente viaggio fantastici, ma decisamente più impegnativi sotto tantissimi aspetti.

Il paese invece che ti è piaciuto o in cui ti sei trovato meglio?

Qui torniamo sull’Australia ma anche il Nepal. Il Nepal, dove torno spesso, mi ha dato tantissimo a livello umano. è stata un esperienza straordinaria, clamorosa.

Il periodo storico che stiamo vivendo ha messo a dura prova il turismo, come pensi si evolveranno le cose nei prossimi mesi? come cambieranno i nostri viaggi?

Io credo che per tornare a viaggiare come prima ci vorranno almeno 3 o 4 anni come minimo.

Diciamo 5 per essere tranquilli. Sicuramente il virus segnerà un cambiamento, quindi come per visitare alcuni paesi oggi devi essere necessariamente vaccinato, penso che almeno per determinate destinazioni inizialmente ci sarà il solito obbligo.

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Questo sarebbe un ottimo segnale, perché significherebbe tornare a cose “normali” in un breve tempo.

C’è da dire però che siamo 6 miliardi di persone, e quindi vaccinarle tutte non è così facile.

Mi auguro che per il secondo semestre del 2021 si possa tornare a parlare e sognare qualcosa al di fuori dell’Europa.

Ma ci sono paesi come per esempio l’Australia che hanno già comunicato che non apriranno le frontiere prima di luglio 2021.

Non credo che si possa penalizzare ancora molto il settore, quindi è un discorso che prima o poi andrà affrontato.

Molti paesi vivono soprattutto di turismo, quindi speriamo che qualcosa si smuova.

Ma fino a che fino a che il vaccino non c’è la vedo dura.

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Claudio si parla molto di ciclo turismo, slow tourism e turismo di prossimità. Tu fai molti cammini, durante l’estate sei stato in Sicilia per un tour in bici.

Pensi che l’Italia offra spazio a questo turismo? quali cammini consiglieresti?

Come consiglio per dei cammini è molto bello quello dei briganti (dall’Abruzzo al Lazio), e molto interessante anche quello di San Cristoforo in Friuli che è molto ben strutturato.

Devo però dire che adesso lo “slow tourism“, “turismo di prossimità etc” è diventato quasi una moda.

Ci si stava già muovendo i tal senso. Il problema dell’Italia è che mancano proprio gli investimenti e sembra che nessuno sia interessato a questo.

Per farti un esempio, ho fatto il giro in bicicletta.

Come è possibile che ancora non ci sia una pista ciclabile che collega tutta l’Italia? Ti immagini che impatto turistico avrebbe? Sai quante persone sarebbero attratte da una pista che collega il nord al sud e non a bordo strada ma ciclabile con percorsi nel bosco?

Questo è quello che porterebbe il vero turismo di prossimità perché agevoli un turismo consapevole, ecologico, responsabile a vantaggio di piccoli borghi, bed&breakfast e agriturismi locali.

Io penso che siamo uno dei paesi più interessanti da un punto di vista di prodotto, però siamo uno dei paesi meno accoglienti e meno ricettivi che io abbia visto.

E questo è un peccato perché secondo me invece potrebbe tanto per la nostra economia, abbiamo un sacco di luoghi splendidi, basti pensare alla nostra cultura culinaria, ma non vengono fatti investimenti adeguati per sfruttare le nostre potenzialità.

Viaggio
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Non posso che ringraziare Claudio per averci raccontato qualcosa in più di lui, e di come il viaggio sia stato una vera e propria terapia.

Speriamo solo di poter tornare presto a viaggiare, magari insieme a lui con SiVola 😍

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Per leggere l’intervista degli https://www.invaligiaconarianna.it/il-viaggio-di-30-mesi-degli-agoba-per-riscoprirsi/

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